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DEMOCRAZIA & RAPPRESENTANZA

Di Damiano Gurrieri

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Rimango particolarmente attonito al sentir continuamente parlare di democrazia in riferimento alle questioni politiche di volta in volta sollevate. Nell’immaginario dei costituenti questo concetto assumeva significati diversi. Invero, la nostra stessa Costituzione è definita da autorevole dottrina come compromissoria, senza considerare gli altri caratteri ad essa attribuiti. Questo carattere trova la sua origine nell’eterogeneità della composizione dell’Assemblea stessa che vide, non senza sorpresa, i comunisti ed i socialisti, le c.d. sinistre, avere la maggioranza relativa all’interno della stessa. Ora, la mia sorpresa si riferisce a questo: Essendo vero che sono stati specificati i caratteri della democrazia da noti studiosi, i quali hanno tentato di stabilire i principi fondamentali di una democrazia quali il diritto di voto, la libertà di associazione, l’eleggibilità delle cariche pubbliche ed altri, non risulta possibile, a mio giudizio, definire il nostro paese e in generale l’Europa compiutamente come tale. Questo perché l’estrema rigidità dell’architettura normativa e pattizia dei paesi U.E. impedisce di fatto eventuali revisioni che fossero richieste dal popolo, ad esempio, dei trattati, e la trasformazione sostanziale delle istituzioni secondo modelli nuovi. Se a questo aggiungiamo che l’esercizio del diritto negativo al voto (la non partecipazione), supera spesso il diritto positivo allo stesso oltre alla incredibile complessità del sistema normativo, istituzionale ed europeo da pochissimi conosciuto in misura ritenibile soddisfacente, si ottiene di fatto una impossibilità di partecipazione cosciente. Queste considerazioni andrebbero viste come un monito all’esistenza stessa di una siffatta democrazia. In altre parole, se non si sceglie di costruire un assetto diverso riaprendo un processo costituente di tutta l’Europa, si assisterà ad un lento e già ormai da parecchio in corso declino e svuotamento degli organi che, spesso maldestramente, tentano di rappresentare un corpo elettorale sfiduciato che sovente sceglie di non esprimere alcun voto. Un altro dei pilastri, oltre alla partecipazione effettiva, che sembra ormai messo in soffitta, è quello dell’uguaglianza sostanziale enunciato dall’art. 3 secondo comma della nostra Carta fondamentale. L’incredibile frammentazione normativa, in particolare in ambito fiscale, dei paesi U.E. e la totale assenza di una governance globale su questo tema, porta ad un regime di concorrenza fortissima dei diversi paesi per attirare capitali. Questo, oltre alla ormai consolidata ingerenza di aziende multinazionali che riescono ad eludere la tassazione, porta di fatto la politica ad un gradino inferiore rispetto alle grandi società di capitali, le quali, attraverso attività di lobbying o spostamento di impianti produttivi e risorse, concorrono a determinare le politiche nazionali ed internazionali in misura sproporzionata rispetto ai cittadini. Un cambiamento sotto questo profilo non solo è necessario, è vitale.  In altre parole, bisogna uscire da una visione conservativa delle istituzioni che tradisce il nostro compito storico e rilanciare. Stop al lancio di allarmi democratici, sì all’azione e alle proposte per il rilancio di un nuovo modello. Per realizzarlo, a mio parere servono alcuni punti fermi:

•       Programmi di formazione, studio e approfondimento anche attraverso la scuola e l’educazione civica considerando anche l’uso della televisione pubblica quale strumento pedagogico come lo era alle origini

•       Introduzione di un referendum confermativo per l’adesione ai trattati internazionali (come in molti altri paesi)

•       Iniziativa legislativa U.E. deve essere estesa al parlamento e non più solo alla commissione

•       Revisione e armonizzazione dei sistemi fiscali U.E. promossa dai 3 grandi (Francia, Italia e Germania) a cui difficilmente gli altri Stati membri potrebbero opporsi

•       Riforma elettorale con proporzionale puro per le politiche

•       Forte opposizione all’elezione personalistica delle cariche monocratiche (vedi presidente della giunta regionale e il c.d. premierato)

•       Inizio di un percorso che ci porti al voto telematico in cabina elettorale per evitare errori di conteggio e stranezze varie (applicato, a titolo di esempio, in Brasile)

•       Ritorno al finanziamento pubblico ai partiti con conseguente eliminazione della possibilità di donazioni salvo il 2x1000

•       Uscita dalla NATO e riposizionamento dell’UE come agente di mediazione

I sopraesposti punti sono solo alcuni e molto limitati indirizzi che tuttavia vogliono introdurre alcuni punti fermi che a mio giudizio sono indispensabili.

 
 
 

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